Ieri al MIUR l’incontro con le Organizzazioni sindacali in merito alla questione dei diplomati magistrali, a seguito alla sentenza n. 11 del 2017 pubblicata il 20 dicembre scorso.
si è svolto ieri il previsto incontro MIUR-OO.SS. cosiddette rappresentative per un esame congiunto sul problema del riconoscimento del diploma magistrale, conseguito entro l’a.s. 2001/2002, quale titolo abilitante con conseguente diritto all’inclusione in GAE.
Come è noto, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato in Adunanza Plenaria n.11/2017 – sezioni riunite -, risultano a rischio sia le immissioni in ruolo disposte a seguito delle numerosissime sentenze emesse in via cautelare che le altrettanto innumerevoli supplenze annuali (specialmente al nord) conferite sulla base dei predetti provvedimenti cautelari emessi sia dal TAR che dai giudici del lavoro.
Il verbale della riunione, che qui si allega, fa emergere in tutta la sua gravitè il problema, al quale sia il governo che le stesse OO.SS. cosiddette rappresentative (CGIL-CISL-UIL-SNALS e GILDA) non vogliono dare risposta immediata e che, in maniera alquanto pilatesca, rimandano nelle mani dell’avvocatura dello stato cui è stato sottoposto il quesito in ordine alla portata e agli effetti della sentenza del Consiglio di Stato.
Insomma, tutte e due le parti si rimettono sostanzialmente nelle mani dell’organo consultivo dello stato, lavandosi le mani della questione, in modo da addossare le responsabilità delle conseguenti scelte al parere reso dall’avvocatura.
Nel frattempo i responsabili di tutto questo “marasma” non si accorgono di ciò che avviene nel sistema scuola, con docenti armati l’uno contro l’altro in ragione di interessi contrapposti e con conseguenti richieste giuridicamente opinabili.
Anche in questo caso la politica e il MIUR omettono di fare scelte coraggiose e tali da rendere giustizia alle migliaia di laureati in scienze della formazione primaria/infanzia e/o abilitati a seguito idoneità conseguita nei concorsi a posti di scuola primaria/infanzia ancora presenti in GAE.
La questione vera è:
il titolo è abilitante o no, e se lo è ha senso concentrarsi, come ha fatto il Consiglio di Stato, sulla tempestività della presentazione del ricorso avverso il D.M. anziché sulla sostanza del problema rappresentato dalla scelta ministeriale di escludere questi aspiranti dalle GAE?
Il Consiglio di Stato e il MIUR come mai e perché hanno lasciato che tantissime sentenze diventassero “passate in giudicato” stabilizzando molti docenti con un titolo di studio identico a quello per il quale oggi si intendono licenziare e cassare dalle GAE circa 40 mila persone?
Come mai nel 2014 (aggiornamento triennale GAE), quando emergeva che il titolo di studio era, a seguito della maggior parte delle sentenze del tar e dei giudici del lavoro, da ricomprendere fra i titoli abilitanti con pieno diritto quindi ad essere iscritti nelle GAE, si è voluto continuare con questo ostracismo nei confronti dei diplomati ante 2001/2002?
Come mai, a prescindere dal parere dell’avvocatura, non si sperimenta una soluzione politica che, tenendo conto degli interessi contrapposti, faccia salve tutte queste incongruenze e definisca la posizione lavorativa di quanti in questi anni hanno ottenuto l’immissione in ruolo o sono ora presenti in GAE, per non parlare dei ricorsi ancora pendenti innanzi agli organi giudiziari?
Queste sono le domande che meritano risposte, con soluzioni celeri e giuridicamente corrette, che tengano conto sia del diritto di coloro che sono di ruolo ovvero inseriti in GAE con assegnazione di supplenza annuale che di coloro i quali sono in possesso di lauree abilitanti o di idoneità.
Con ciò non vogliamo posporre i diritti di tanti laureati o idonei nei precedenti concorsi, ai quali va riconosciuto, dopo la sentenza, il diritto ad occupare il legittimo posto nelle GAE, ma evidenziare come sia il governo che le stesse OO.SS. cosiddette rappresentative in vista delle elezioni e del rinnovo delle RSU, cercano di bloccare la questione in attesa del parere dell’avvocatura, lasciando nel limbo e nell’incertezza tutti i docenti interessati, a prescindere dai titoli in possesso.