Il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza, che si allega, relativa all’adunanza plenaria del 15 novembre 2017, con cui è stato esaminato il ricorso per l’inclusione dei docenti diplomati magistrale, con titolo conseguito entro il 2001/2002, nelle GAE provinciali.
Il Consiglio di Stato ha respinto il predetto ricorso che produrrà effetti devastanti per tantissimi docenti che, nelle more della decisione, hanno ottenuto la nomina in ruolo oppure la supplenza annuale, seppur con riserva.
In sostanza il Consiglio di Stato ritiene che il proprio parere positivo del 2013, con cui il titolo di studio è stato ritenuto abilitante, non consente comunque di superare il problema della mancata formulazione della domanda di inserimento in GAE quando ancora le stesse graduatorie consentivano la produzione della domanda. Al tempo di cui trattasi, ove il MIUR avesse disposto l’esclusione, ritenendo il diploma non abilitante, gli interessati avrebbero dovuto, entro i termini previsti, impugnare l’atto.
Il parere quindi del 2013 non può essere, secondo il Consiglio di Stato, considerato come elemento per giustificare una riapertura generalizzata dei termini per presentare domande ovvero ricorsi tendenti ad ottenere l’inserimento nelle predette graduatorie ad esaurimento
Una soluzione pilatesca e politica che viene incontro alle sole esigenze del MIUR che sarebbe stato costretto, in caso di sentenza favorevole da parte del Consiglio di Stato, ad includere nelle GAE quanti, diplomati magistrale entro il 2001/2002, intendevano accedere all’insegnamento.
La FLP Scuola di Roma non si arrende!
Con i legale della nostra organizzazione sindacale, abbiamo deciso comunque di continuare la nostra “battaglia legale” confidando ancora nei giudici.
Certo fa tristezza che in uno stato di diritto si dia spazio alle esigenze politiche e non a gestire la giustizia per il rispetto delle leggi.
P.S. i più attenti lettori ed interessati al ricorso potranno notare come fra i giudici che hanno deciso il ricorso appare anche il componente del Consiglio di Stato dott. Francesco Bellomo, in questi giorni presente nelle cronache “rosa” e “penali” per le sue richieste “a dir poco opinabili” nei confronti delle aspiranti dottoresse alla carriera di giudice.